Un’estate che sa di casa, di famiglia, che profuma di crostata di rabarbaro appena sfornata, con la consistenza morbida del burro spalmato sul pane e l’odore di pulito dei panni stesi ad asciugare al sole. È l’estate in cui una bambina taciturna e timida viene affidata dai genitori al signor e alla signora Kinsella, perché si occupino di lei mentre loro aspettano la nascita di un altro figlio.
Il racconto di una forma di amore
Sono i gesti della quotidianità a parlare: passare l’aspirapolvere, cambiare le lenzuola del letto umide senza mettere in imbarazzo la piccola, comprarle dei vestiti adatti, tenerla sulle ginocchia, farle il bagno con l’acqua calda. Prendersi cura di lei, semplicemente.
Claire Keegan riesce a dire molto senza mai alzare la voce. Il suo stile è essenziale, calibrato, profondamente umano. Una scrittura che lascia spazio al non detto, alla delicatezza di uno sguardo, all’intimità delle piccole cose.
Un’estate che resta nell’anima
Parlano la delicatezza, un linguaggio ovattato, immagini morbide, in una storia che ha il sapore e la grazia dell’affetto e una dolcezza struggente. Quella carezza di cui, anche tra le pagine di un libro, spesso abbiamo bisogno.
In questa estate lenta e luminosa, anche la bambina cambia. Impara a fidarsi, a riconoscere la gentilezza, a sentirsi al sicuro. I Kinsella restituiscono qualcosa di prezioso: il senso di essere visti, accolti, rispettati. Senza pretese, senza clamore. Solo con la costanza dei gesti veri.
Un’estate è una lettura adatta a chi ama i romanzi brevi, ma profondi, le storie silenziose che toccano nel profondo. Una pausa luminosa nella frenesia della vita quotidiana, con il sapore drell’amore e della speranza.
Il libro: Un’estate, Claire Keegan, Einaudi

