“Dalla casa editrice mi chiedono se ho un relatore su Torino, uno di cui mi fido per una presentazione. Quindi te lo chiedo.” Questo messaggio mi arriva da Sonia il 20 febbraio, a venti giorni dal mio incidente. Sto decisamente male, ma non ho dubbi: le rispondo senza neanche pensarci che ci sarò. Per me è un onore. La ringrazio. Lei non lo vede, ma mi commuovo. Fare da moderatrice a Sonia, con il suo romanzo appena pubblicato “Quello era un posto”, mi dà la forza che in quel momento non ho. Non metto in dubbio che ce la farò, anche se non so neanche io come.
“La bellezza di sapere che oggi è oggi. Con te.” Questo messaggio mi arriva l’11 aprile, è il gran giorno. Lo leggo con gli occhi lucidi: Sonia ha la capacità di arrivare dritto al cuore anche solo con un messaggio.
Eccoci. Sonia ed io, col mio tutore, tra scaffali zeppi di quella carta che tanto amiamo, nella libreria Gulliver che lei vedeva da bambina dalla sua cameretta, a dialogare del suo esordio con persone che condividono la nostra stessa passione per la lettura.
Un esordio bello, vero, coraggioso
Ci troviamo davanti a una scrittrice di talento, capace di spiazzare con schiaffi e carezze su carta. Parlarne con Sonia, addentrarci tra le pagine e le emozioni che la sua scrittura trasmette, ascoltare le impressioni di chi lo ha letto e toccare con mano quanto può essere potente un libro… è la magia che questo incontro ha creato. Grazie, Sonia.
Recensione: “Quello era un posto” di Sonia Laezza
Forse dovrei parlare di questo libro in modo oggettivo, basandomi sulla qualità – alta – del romanzo. Ma non posso. E non voglio. Conosco Sonia da dieci anni, da quando eravamo due mamme “anomale” ad aspettare i nostri figli nel cortile della scuola. Non eravamo le super mamme fenomeno, ma quelle che arrivavano solo per recuperare i bambini, senza mille salamelecchi. All’inizio ci salutavamo in modo composto. Poi i nostri figli sono diventati migliori amici, e anche noi ci siamo sciolte. Un giorno scopro che Sonia scrive su un blog, Mi spiego. Lo leggo tutto d’un fiato, con le lacrime agli occhi. Le scrivo subito su WhatsApp per dirle che scrive benissimo, che mi ha commossa, che le sue parole sono immagini vive. Forse da sabauda avrei dovuto trattenermi, ma ho una misteriosa anima terrona e certe cose le dico, dirette.
Quando ho saputo dell’uscita del suo libro il 21 febbraio, mi sono sentita felice e orgogliosa. Perché in Sonia ho sempre creduto. E in questo romanzo c’è tutta la Sonia che conosco e stimo.
La protagonista è Valentina, madre di due bambine piccole. Si sente a pezzi e decide di chiedere aiuto al “Signore con la barba”, il suo psicanalista. Valentina lo dice senza giri di parole: soffre di depressione. Non fa sconti a se stessa e agli altri, e riversa sulla pagina tutta la tristezza, la rabbia, il senso di inadeguatezza che la attanagliano.
Fa i conti con il passato, con i ruoli di figlia, moglie, lavoratrice, madre. Con le paure, con i rapporti familiari, con chi la circonda e la irrita, con Andrea – l’uomo che ama – e con le sue due bambine meravigliose, che teme di ferire. E con il lupo, quell’animale che si porta dentro e la divora.
Una scrittura affilata che arriva dritta al cuore
C’è tanto coraggio in questa storia. Una scrittura tagliente, immagini mai scontate. C’è cinismo, consapevolezza, maturità, capacità. E c’è Amore, tanto. L’amica che negli anni è rimasta, con silenzi, parole al posto giusto, pazienza e rispetto. Brava Sonia, la donna dal rossetto rosso, dei sogni e bi-sogni. La scrittrice talentuosa, per il cui esordio sono molto felice.
Il libro: Quello era un posto, Sonia Laezza, Morellini editore



