Inventario di quel che resta dopo che la foesta brucia, Michele Ruol, Terrarossa, Premio Strega

“La foto dei ragazzi sul tavolino nell’ingresso è la stessa che avevano usato per la lapide.” È con questa frase che si apre il romanzo d’esordio di Michele Ruol, Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia. Bastano poche parole, asciutte e definitive, per spalancarci un baratro. Un inizio che punge, toglie il fiato, e subito ci prepara a un dolore diretto e assoluto.

Maggiore e Minore sono morti in un incidente. Madre e Padre – senza nomi, perché potrebbero essere chiunque – hanno dovuto seppellire i propri figli. È proprio l’universalità di questa tragedia, raccontata con pudore e crudezza, a rendere il romanzo vero e lacerante.

Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia: Il lutto attraverso gli oggetti

Il racconto si snoda attraverso gli oggetti, frammenti della quotidianità che ora restano come reliquie mute: la bomboniera del matrimonio, le calamite sul frigo, lo Swatch Chrono fermo all’ora dell’impatto. Ogni oggetto è un detonatore di memoria, ogni capitolo un colpo secco.

Ruol scrive con una lingua che scava, il suo è un esordio raro: sincero, lucido nel dolore. Entra in punta di piedi nell’intimità di una famiglia distrutta e racconta il prima e il dopo, la cenere dopo l’incendio.

Il dolore e il tempo, tra memoria e sopravvivenza

Il tempo si muove in un saliscendi: vediamo la famiglia prima dell’incidente, nei gesti, nei litigi, nei momenti teneri e in quelli conflittuali. Madre, in trincea, tenta di crescere due adolescenti ostili; Padre preferisce tacere, arrivare tardi, fare il buono. Poi il crollo. Che cosa rimane di una famiglia che ha perso entrambi i figli? Di una coppia che ha amato e poi perso tutto? Rimangono due corpi svuotati, due cuori che battono ma non vivono più davvero.

“C’è chi dice che il tempo cura ogni cosa. Madre non era per niente d’accordo. Ci sono cose che non si cureranno mai, […] tutto quello che fa il tempo è concedere di assistere a nuove fioriture a chi ha la pazienza di aspettare.”

In questa frase c’è tutto: il lutto, la sopravvivenza, la possibilità di rifiorire.

Un romanzo necessario, dove è la concretezza della scrittura a rendere questa storia credibile, vicina, devastante. Finalista al Premio Strega 2025, il romanzo di Michele Ruol si è distinto per la sua intensità emotiva dilaniante. Non c’è nulla di eccezionale nei ricordi evocati, ed è proprio questo a straziare: la normalità, l’amore, nudo nella sua semplicità.

Il libro: Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia, Michele Ruol, Terrarossa

Di Elisa Tomassoni

Sono Elisa Tomassoni, Eli per gli amici. Da sempre ho un grande amore per i libri, navi di carta che portano a esplorare luoghi nascosti dentro e fuori me stessa. Curiosa, entusiasta, sognatrice, cerco la bellezza e il sorriso nella vita. Tra le mie passioni più grandi ci sono i viaggi, i vini (sono sommelier) e i miei adorati Golden Retriever, Ulisse e Platone. Nel mio blog condivido i miei interessi e le scoperte fatte, un'isola dove conoscere, stupirsi ed emozionarsi!