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Torino, 27 agosto 1950. La camera 49 è silenziosa da ore. Sulla scrivania, bustine di sonniferi aperte, un bicchiere d’acqua. Un libro: Dialoghi con Leucò. E poche parole, scritte con fermezza: “Vi perdono tutti e a tutti domando perdono. Non fate pettegolezzi.” Così si chiude la vita di Cesare Pavese, nella quiete muta dell’hotel Roma, a pochi passi dalla stazione.

Da quella camera comincia un altro viaggio: quello di Pierre Adrian, giovane scrittore francese, che sceglie di camminare nei luoghi e nei pensieri dello scrittore scomparso. Con lui una ragazza dalla pelle olivastra, come un’eco discreta degli amori irrisolti di Pavese. Insieme attraversano Torino, le Langhe, la nebbia sottile di una memoria che non si spegne.

Torino come specchio di Pavese

Non è un’indagine. Non è un saggio. È un dialogo sommesso con un’assenza. Un diario di passi e letture, dove le frasi di Pavese tornano a vivere nel presente, nei portici, nella luce obliqua delle colline, nel Po che trascina con sé il rosso degli alberi d’autunno. “Sangue rosso che colava dalle colline”, scrive Adrien. Torino non è solo lo sfondo, ma il volto stesso di Pavese: simmetrica, trattenuta, dolente. Qui si avverte il peso delle sue domande, il rifiuto delle risposte facili, il lento costruirsi di un destino. La morte non è mai eroica, è una stanchezza che cresce a poco a poco, che riempie le pagine, che si fa vizio assurdo.

Hotel Roma: un libro tra passi e memoria

Adrien costruisce un libro che non interpreta, ma accompagna. La sua scrittura si muove tra lirismo e pudore, cercando la vicinanza più che l’analisi. Ogni tappa, dai caffè torinesi alle colline delle Langhe, diventa occasione di incontro con l’eco di Pavese, con la sua malinconia inesausta e con il suo desiderio di appartenere al mondo pur sentendosene escluso. È un percorso discreto, dove la letteratura si intreccia al paesaggio e la biografia lascia spazio a impressioni, gesti, atmosfere che restituiscono il senso fragile e potente dell’esistenza.

Questo libro è un atto d’ascolto. Non cerca spiegazioni, ma prossimità. Accosta il dolore senza giudizio. E in fondo, nel passo discreto di chi lo scrive, nel silenzio trattenuto della città, si avverte ancora il battito irregolare di Pavese: “Ho dato poesia agli uomini… ma io cado.” Un viaggio riservato, silenzioso, intimo, tra la vita e l’eco della sua fine, dove il respiro di un grande scrittore è una scia calda che permea la mia Torino, Signora austera dal fascino intramontabile.

Il libro: Hotel Roma, Pierre Adrien, Atlantide edizioni

Di Elisa Tomassoni

Sono Elisa Tomassoni, Eli per gli amici. Da sempre ho un grande amore per i libri, navi di carta che portano a esplorare luoghi nascosti dentro e fuori me stessa. Curiosa, entusiasta, sognatrice, cerco la bellezza e il sorriso nella vita. Tra le mie passioni più grandi ci sono i viaggi, i vini (sono sommelier) e i miei adorati Golden Retriever, Ulisse e Platone. Nel mio blog condivido i miei interessi e le scoperte fatte, un'isola dove conoscere, stupirsi ed emozionarsi!