Miguel Bonnefoy, classe 1986, cresciuto tra Francia, Cile e Venezuela, con il suo romanzo Eredità si ispira al realismo magico ed è stata accostato a Gabriel García Márquez. Già le prime righe sono impattanti: l’acqua profumata con scorze di limone riporta immediatamente all’incipit de L’Amore ai tempi del colera, con il celebre odore di mandorle amare.
La lettura si rivela subito un viaggio in un’atmosfera densa, sudamericana, scolpita tra saghe familiari e mondi in equilibrio precario tra la realtà e la magia. È un impasto caldo e avvolgente, che ingloba senza resistenza.
Una saga che attraversa il tempo
La famiglia Lonsonier pulsa tra le pagine: il capostipite fugge dalla Francia a fine Ottocento, dopo che la fillossera ha distrutto il suo vigneto nel Giura, e approda a Santiago del Cile portando con sé l’unico tralcio di vite rimasto sano. Da qui si dipana la narrazione che coinvolge intere generazioni. Il figlio Lazare, deciso a combattere in Europa durante la Prima Guerra Mondiale, torna distrutto nel corpo e nell’anima. Scrive un biglietto – “sono partito per il futuro” – e lascia casa, viaggiando tra paesaggi silenziosi che curano le sue piaghe. Il percorso di guarigione culmina nell’incontro con Thérèse, che diventerà sua moglie.
Thérèse, con il suo animo sospeso e la voliera piena di uccelli esotici nel giardino, richiama alla memoria Clara de La casa degli spiriti di Isabel Allende. La figlia di Thérèse, Margot, è una ragazza volitiva, impavida, capace di costruire un velivolo, pilotarlo e partecipare alla Seconda Guerra Mondiale. A sua volta Margot avrà un figlio, Ilario Da, che incarna appieno lo spirito rivoluzionario. Pagherà duramente le conseguenze del regime di Pinochet, attraversando il buio delle torture.
Eredità: il filo invisibile
In meno di duecento pagine, Bonnefoy condensa un mondo. Una famiglia che si intreccia con la grande Storia, dove il destino individuale si fonde con quello collettivo. Europa e Sudamerica si abbracciano in un racconto che parla di guerra, amore, magia, sogni, dolore, sangue e speranza.
Il linguaggio è intenso, ricercato, con accostamenti lessicali armoniosi. E poi, come un filo invisibile che unisce tutto, c’è sempre lui: il profumo degli agrumi, che aleggia ovunque, persistente, come un’eredità che attraversa il tempo e lo spazio.
Il libro: Eredità, Miguel Bonnefoy, 66th and 2nd

