L’ora di greco è una storia di silenzi, solitudine, sguardi opachi, opera dell’autrice sudcoreana Han Kang, vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura 2024.
Siamo a Seoul, dove la protagonista è una donna vestita sempre di nero che ha perso l’uso della parola a causa di diversi traumi. Prende una decisione particolare, quella di imparare il greco antico, lingua in disuso che diventa per lei una stanza tranquilla e rassicurante. L’insegnante è un uomo che, tornato nella sua città natale dopo molti anni trascorsi in Germania, sta perdendo la vista, ma nonostante ciò continua a insegnare con amore. Tra i due si crea un rapporto particolare, fatto di silenzi e sensazioni soffici. Intanto, la narrazione scorre tra salti temporali, cambi di narratori, ricordi di un passato di dolori lievitati e gonfi, amori e fratture.
L’ora di greco: una lingua antica si incastra con armonia con le atmosfere orientali
Immagini poetiche, linee delicate a tratteggiare parole lontane nel tempo e nello spazio che continuano a palpitare, intrecciate a un mondo sudcoreano sospeso e onirico.
“La luna piena (…) Io la guardavo mentre avanzavo lungo il marciapiede buio, mi sembrava uno di quei cucchiai d’argrnto con le macchie scure che per quanto le strofini non vengono mai via.”
“Patheīn. Matheīn. Questi due verbi significano soffrire e apprendere. Sono quasi identici, vedete? Qui Socrate ricorre a un gioco di parole per dirci che si tratta di due atti simili.”
Le parole in greco e le riflessioni filosofiche sono cristalli di bellezza e unicità che, come fiocchi di neve, cadono su una storia ammantata di intimità, delicata e dolcemente malinconica.
“Se la neve è silenzio che scende dal cielo, la pioggia forse è un’interminabile catena di frasi.”
Han Kang riceve il Premio Nobel per la Letteratura 2024 per la sua “intensa prosa poetica che mette a confronto traumi storici ed espone le fragilità della vita umana.” Capacità presente anche in questa storia, con sussurri e profondità.
Il libro: L’ora di greco, Han Kang, Adelphi